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Anello del Monte Tignoso (Valle Castellana)

Anni fa, percorrendo questi luoghi, a qualcuno venne in mente di chiamare la zona "Appennino Perduto". Le numerosi valli che congiungono i Monti della Laga ai Monti Gemelli sono, o meglio erano, costellate da minuscole frazioni rimaste abitate fino ai primi anni '50. Poi l'abbandono! L'arrivo del "progresso" spazzò via il regime semi autarchico che aveva permesso la vita per tanti secoli. Non c'erano abbastanza soldi per rimanere e i paesi erano troppo piccoli per autosostenersi. Non restava che prendere le poche cose personali e andarsere. Chi trovà lavoro a Roma, chi dovette emigrare all'estero. Oggi rimangono gli scheletri delle case che fino a 60 anni fa erano ancora piene di vita. Ogni anno qualche muro viene vinto dalla forza distruttiva del tempo e la natura torna di nuovo ad impossessarsi del territorio. Non dovremmo farne un dramma, le condizioni che hanno permesso il sostentamento di tante famiglie in questo territorio non sono più ripetibili, almeno nella forma passata. Anche dove le case vengono recuperate (per esempio Settecerri) si assiste al massimo ad un ritorno estivo che dura poche settimane poi, per il resto dell'anno, ci sono solo fantasmi. In totale controtendenza è l'esperienza di Laturo, un piccolssimo borgo della valle Castellana. Qui alcuni giovani tentano di recuperare il paese per tornare a viverci: Borgo di Laturo. Sicuramente una scommessa molto ardita e non si può che augurare loro buona fortuna.

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Rava della Giumenta Bianca (Majella)

La Rava Giumenta Bianca, chiamata comunemente Direttissima è l'itinerario più diretto e frequentato per arrivare in cima al monte Amaro. Simile alla vicina Rava della Vespa è un canale con una pendenza costante e molto diretto. Anche qui occorre stare molto attenti alle condizioni della neve poichè i pendii sono molto valangosi, in basso i segni lasciati nel bosco parlano chiaro. Lunga e impegnativa è anche un po' monotona e, a mio giudizio (ovviamente molto personale), un po' meno bella delle rave vicine. La sciata è divertente e la pendenza non è mai ecessiva. Se si vuole rendere la gità più interessante e anche più difficile, quando l'itinerario devia verso destra (2400 m circa), si può salire ed ovviamente scendere il canale che sale dritto verso la vetta. Qui la pendenza è più accentuata (35/40°) ma se la neve è buona la sciata è entusiasmante. Nella discesa occorre fare attenzione all'ingresso nel bosco perchè è molto facile sbagliare direzione ma anche in salita occorre stare attenti perchè la direzione non è sempre immediata. Salita classica, molto frequentata, divertente e per molti una delle più belle del gruppo.

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Rava della Vespa (Majella)

Situato tra la Rava della Giumenta Bianca e la Rava del Ferro, il Ravone della Vespa si distingue dagli altri due per la linearità della discesa. Questo canalone scende dalla cresta sommitale del monte Amaro dritto fino alla base della montagna. Una discesa lunga, costante e all'inizio anche difficile. Di grande soddisfazione se fatta ad anello o in traversata; si può salire infatti dalla Rava del Ferro (come relazionato sotto) o dalla Rava della Giumenta Bianca; oppure si può fare in traversata partendo dalla Majelletta. In quest'ultimo caso occorre però munirsi di due auto. Da evitare assolutamente quando le condizioni non sono "perfette", questa rava è estremamente valangosa e per questo spesso viene percorsa in primavera. Anche la nebbia può rappresentare un problema; usciti dalla Rava del Ferro se la visibilità non è buona si rischia di non individuare il ripido canalino di acesso.

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Valle del Tordino (Monti della Laga)

Incontrare scialpinisti sui Monti della Laga non è semplice, nella valle del Tordino quasi impossibile. Pochissimo frequentata e selvaggia è riservata a chi intende lo scialpinismo come un mezzo per andare d'inverno sulle montagne e non come un modo diverso (magari più economico) di andare a sciare. L'escursione è molto varia; la salita offre un magnifico panorama sul gruppo del Gran Sasso (vedi anche Monte Gorzano dal Colle della Pietra) mentre la discesa si svolge per un bel tratto dentro un canalone. Dovendo sciare sul fondo di un canale è ovvio che le condizioni del manto nevose devono essere ben assestate: il pericolo di valanghe non è basso. Conviene fare questa gita a stagione inoltrata, quando il fondo del canalone è completamente ricoperto e non ci sono problemi di scorrimento d'acqua. Qui sorge il torrente Tordino, uno dei tanti torrenti della Laga, ricco d'acqua e interessante da percorrere anche in estate (vedi: Torrente Tordino). La gita è abbastanza lunga poichè spesso occorre partire molto in basso.

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Monte Ienca (Gran Sasso)

Il monte Ienca è una cima non molto frequentata della catena del Gran Sasso. Pochi sono gli itinerari scialpinistici che raggiungono questa vetta e alcuni, come questo, sono poco interessanti. Salire allo Ienca dal Passo delle Capannelle significa fare una lunga camminata che, dal punto di vista ambientale è molto interessante ma dal punto di vista sciistico può risultare deludente. Questo perchè la pendenza è scarsa e l'itinerario si svolge per gran parte su un crinale. E' consigliato percorrerlo quando la strada di accesso è sgombra dalla neve altrimenti occorre aggiungere altri 4+4 Km di percorso alla gita raggiungendo così quasi 30 Km di sviluppo complessivo. La prima parte dell'itinerario, fino alla valle del Paradiso, è frequentata anche da escursionisti con le ciaspole; il terreno si presta perfettamente a questo tipo di attività. Il rifugio Antonella Panepucci, posto all'ingresso di questa valle, è chiuso ed è di proprietà della sezione CAI dell'Aquila.

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Monte Puzzillo (gruppo del monte Velino)

L'itineraio scialpinistico più interessante sul monte Puzzillo è quello che scende per il suo versante nord. Questa montagna non si presta particolarmente a questa disciplina ma la neve qui è spesso abbondante e dura fino a stagione inoltrata. Con un dislivello relativamente basso (poco più di 600 m) il monte Puzzillo è raggiungibile sia da nord che da sud. Se si opta per la seconda soluzione (da sud) il percorso è più interessante dal punto di vista ambientale. Prima occorre attraversare la piana di Campo Felice e poi risalire la val Leona; entrambe sono molto pianeggianti e possono risultare un po' monotone. Anche l'attraversamento della valle del Puzzillo non presenta dislivelli particolari e solo in prossimità del passo del Morretano si inizia a salire un po' più decisi. La valle è circondata da diverse cime tra cui spicca la parete rocciosa della Vena Stellante. Sulla sinistra è visibile il rifugio Sebastiani. La discesa si svolge per gran parte nel bosco e, giunti sul piano, occorre "racchettare" un po' per tornare al punto di partenza. Un'escursione tranquilla, panoramica, varia, senza grosse pretese.

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Monte Corvo (Gran Sasso)

Lunga e faticosa. L'escursione dal lago della Provvidenza al monte Corvo per la valle del Chiarino sarebbe sicuramente un poco più frequentata se la strada brecciata che risale la valle non fosse chiusa. Iniziando dal lago occorre percorrere un lungo tratto di strada (circa 6 Km) prima di uscire dal bosco nei pressi del rifugio Fioretti. Da qui però occorre percorre altri 8 Km prima di arrivare in cima. Per questo che spesso viene percorsa solo in discesa, per esempio con la traversata della Provvidenza (vedi: traversata della Provvidenza). In compenso la solitudine e la bellezza dei luoghi ripagano ampiamente la fatica, la valle è circondata da numerosi 2000 tra cui svetta il monte Corvo, un "bestione" alto 2626 m. La cima non è facilmente raggiungibile (con gli sci) da questo versante e spesso occorre fermarsi circa 100 metri sotto la vetta; indispensabili comunque ramponi e piccozza. La discesa, eccetto il primo tratto sotto la cima, non presenta grandi pendenze. Alcuni tratti sono sotto la traiettoria di valanghe per cui occorre sincerarsi bene delle condizioni del manto nevoso.

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Pizzo Cefalone e Monte Portella (Gran Sasso)

La dorsale che collega il M. Portella al M. S. Franco appare, a chi la osserva dal versante aquilano, come un bastione roccioso dall’aspetto severo, che senza soluzione di continuità, precipita con ripidi canaloni verso la piana di Assergi. In condizioni di buon innevamento e di assoluta stabilità del manto, quegli stessi canali riservano stupende discese in sci per centinaia di metri. Le condizioni della neve sono però da valutare con attenzione: troppa costituirebbe un pericolo certo per la valangosità del versante, troppo dura un rischio date le non banali pendenze e troppa poca evidentemente un limite alla remuneratività degli itinerari. Volendo si può abbinare alla discesa dal Cefalone quella del Vallone della Portella: al piacere di una ulteriore bella sciata fa da contraltare la necessità di risalire tutto il dislivello perso; è una variante che può essere omessa da chi volesse risparmiarsi la fatica necessaria a riguadagnare la cresta di partenza.

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Costa Stellata (Gruppo del Monte Velino)

Costa Stellata, nel gruppo del monte Velino, è il nome del crinale che divide la valle Majelama dalla valle della Genzana. Un nome suggestivo come quello della vicina Vena Stellante, un'altra cresta situata poco più a nord, nei pressi del monte Puzzillo. Questo itinerario ad anello, inizia nei pressi di Forme, un piccolo paese alle falde del monte Velino, percorre prima la valle Majelama, poi tutto il crinale della Costa Stellata ed infine ridiscende per la valle Genzana. L'ingresso nella valle Majelama, situato poco a monte di Forme, ha delle restrizioni: è vietato l'accesso dal 15 febbraio al 15 agosto. Il divieto, emanato dall'Ente Parco Regionale del Sirente-Velino, si è reso necessario per la salvaguardia dei rapaci che in questa valle nidificano e si riproducono; in particolare l'acquila reale e il grifone (Gyps fulvus, un avvoltoio). Lungo la salita la valle cambia nome e diventa valle del Bicchero, dall'omonimo monte che divide questo versante dal vallone di Teve.

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Valle delle Mandrelle (Majella)

La valle delle Mandrelle è una delle meno frequentate e conosciute del parco nazionale della Majella. Il lungo avvicinamento "blocca" la maggior parte degli escursionisti e riserva l'accesso a chi è ben allenato oppure a chi didive l'escursione in due giorni. In effetti 2300 m di dislivello e oltre 30 Km di sviluppo sono parecchi ma la bellezza dei luoghi attraversati, la diversità degli ambienti e la sensazione di "wilderness" che a tratti si prova ripagano appieno lo sforzo profuso nella gita. Questo anello inizia da Fara San Martino, a soli 450 m di quota, proprio sopra le sorgenti del Verde, il fiume che alimenta i numerosi pastifici della zona (De Cecco e Del Verde i più conosciuti). Si inizia subito con le suggestive gole di San Martino dove alla fine della strettoria recenti lavori hanno riportato alla luce l'abbazia di San Martino in Valle, che varie alluvioni nel XIX secolo avevano sommerso sotto metri di ghiaia. Questi lavori però hanno anche deturpato l'accesso alla valle dove una bruttissima strada e una recente frana hanno rovinato il paesaggio in modo pesante. Questa valle è talmente lunga che durante il suo sviluppo prende tre nomi, all'inizio è valle di Santo Spirito poi diventa di Macchia Lunga ed infine, sotto la cima del monte Amaro, è valle Cannella.

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