Anni fa, percorrendo questi luoghi, a qualcuno venne in mente di chiamare la zona "Appennino Perduto". Le numerosi valli che congiungono i Monti della Laga ai Monti Gemelli sono, o meglio erano, costellate da minuscole frazioni rimaste abitate fino ai primi anni '50. Poi l'abbandono! L'arrivo del "progresso" spazzò via il regime semi autarchico che aveva permesso la vita per tanti secoli. Non c'erano abbastanza soldi per rimanere e i paesi erano troppo piccoli per autosostenersi. Non restava che prendere le poche cose personali e andarsere. Chi trovà lavoro a Roma, chi dovette emigrare all'estero. Oggi rimangono gli scheletri delle case che fino a 60 anni fa erano ancora piene di vita. Ogni anno qualche muro viene vinto dalla forza distruttiva del tempo e la natura torna di nuovo ad impossessarsi del territorio. Non dovremmo farne un dramma, le condizioni che hanno permesso il sostentamento di tante famiglie in questo territorio non sono più ripetibili, almeno nella forma passata. Anche dove le case vengono recuperate (per esempio Settecerri) si assiste al massimo ad un ritorno estivo che dura poche settimane poi, per il resto dell'anno, ci sono solo fantasmi. In totale controtendenza è l'esperienza di Laturo, un piccolssimo borgo della valle Castellana. Qui alcuni giovani tentano di recuperare il paese per tornare a viverci: Borgo di Laturo. Sicuramente una scommessa molto ardita e non si può che augurare loro buona fortuna.
L'anello descritto tocca diversi borghi, uno ancora abitato, Leofara, uno abbandonato ma con progetti di recupero, Laturo (vedi anche Laturo)e due minuscoli agglomerati ormai completamente abbandonati, Corvino e Case di Giosia. Corvino addirittura non figura neanche sulle carte dell'Istituto Geografico Militare (IGM). Eppure fino agli anni '50 qui c'era in servizio una maestra; difficile da credersi guardando oggi i ruderi di queste due case rimaste in piedi. Di recente è stato pubblicato un simpatico libretto con una raccolta di storie accadute in questo borgo. Il libro, acquistabile anche in rete, ha per titolo: Racconti di Corvino ed è stato scritto da Anna Laura Biagini. A Case di Giosia, all'interno delle stanza, ancora sono visibili i pochi arredi della casa tra cui un letto e una madia. Si ha l'impressione che gli ultimi abitanti abbiamo lasciato le cose come se dovessero ritornare. Leofara, dal nome longobardo (fara), è ancora l'unico borgo abitato di questa zona: gli abitanti sono molto pochi ma ancora qualcuno resiste. L'escursione inizia dal Monticchio, nei pressi della sorgente la Cordella con una bellissima visuale sui vicini monti della Laga. Da qui si può raggiungere in breve il monte Tignoso, piccola altura ricoperta dal bosco. Dalle radure nei pressi della cima si apre la vista sulla sottostante valle del Salinello dove spiccano i resti di Castel Manfrino e dei piccolissimi borghi di Macchia da Sole e Macchia da Borea. Il sentiero non è sempre ben netto ma con un minimo di orientamento non è difficile da individuare. Vicino Corvino proprio di recente è stao tagliato il bosco e le ruspe hanno creato diverse strade sterrate alternado non poco il paesaggio.
Un giro molto interessante, un tuffo nel nostro recente passato e una speranza per il futuro.
Accesso
Da San Vito di Valle Castellana o da Macchia da Sole, si sale (strade sconnesse) al valico di Croce di Corano. Qui, verso occidente, sale una strada bianca molto sconnessa per cui se non possedete un'auto "scassata" o un fuoristrada è meglio parcheggiare. Si continua su questa strada che prima sale ripida poi traversa in piano fino al valico nei pressi della sorgente la Cordella, punto d'inizio dell'escursione.
Salita
Dal valico (1100 m circa) si oltrepassa la baracca del pastore (1130 m ) e si segue la strada per un brevissimo tratto. Appena possibile si devia a sinistra e si raggiunge un'affilata cresta rocciosa. Si segue questo crinale e, tra boschi e brevi radure , per tracce di sentiero, si arriva in cima al monte Tignoso (1367 m, 0:45 ore). Da qui, si continua seguendo la cresta boscosa che, verso sud, precipita sulla sottostante valle Cupa. Tenendosi sempre più o meno sul filo del crinale (tracce di sentiero) si oltrepassa un grosso masso quindi si raggiungono delle radure. Qui è possibile scendere, senza sentiero, fino ad incrociare una strada sterrata. La si segue per un po', poi giunti ad un fosso sotto il colle della Croce, si lascia la strada e si segue una traccia di sentiero che passa sull'altro versante del fosso. Per questo esile sentiero si arriva a Leofara (1023 m, 1:30 ore). Dal borgo si segue la strada bianca che in piano si dirige verso nord . Per questa si attraversa la valle delle Mele, si passa sotto la piccola altura del monte Pellino (977 m) quindi si raggiunge un valico (da qui inizia un sentiero che continua sulla cresta ed in breve raggiunge case Pizzo abitate fino agli anni '80). Sempre per la strada si inizia a scendere e a quota 805 m si giunge alle case di Corvino (2:00 ore). Si continua a scendere per la strada sterrata fino al fosso . Lo si attraversa e si risale per un po' sulla sterrata poi, la si lascia e si prende un sentiero tra l'erba che in breve raggiunge case di Giosia (781 m, 2:15 ore ). Si segue il sentiero che obliqua verso sinistra ed in breve si raggiunge una piccola sella (875 m circa). Sempre per sentiero si inizia a scendere e dopo un traverso si incrocia il fosso valle dell'Acero (775 m circa ). Lo si guada facilmente poi dopo un altro breve tratto di sentiero si incrocia un altro fosso: il fosso di Laturo (767 m, 3:00 ore ). Per una netta mulattiera si risale il pendio ed in breve si raggiungono le case di Laturo (820 m, 3:10 ore). Dal fontanile del paese si prende il sentiero che traversa verso destra. La traccia, traversa in piano fino al fosso poi, subito dopo, inizia a salire ripida e diventa una pista. Per questa si sale dritti fino ad incrociare la strada nei pressi di un valico (colle Fiatone) che si raggiunge in discesa. Per la strada si ritorna alle auto (4:00 ore).
Dati tecnici
- Difficoltà: EE
- Dislivello complessivo: 750 m circa
- Orario complessivo: 4:00/5:00 ore
- Sviluppo complessivo: 14 Km circa
Bibliografia
- I Monti Gemelli - Narciso Galiè e Gabriele Vecchioni - Società Editrice Ricerche
- I racconti di Corvino - Anna Laura Biagini
- Silenzi di pietra. Ghost town, chiese e tratturi tra Laga e Sibillini - Sergio Scacchia - Demian Edizioni
Cartografia
- Carta 1:25000 Monti Gemelli - CAI Sezione di Ascoli Piceno