Gli itinerari in Majella a volte sono lunghi, altre volte ... molto lunghi.
Questo è uno di quelli (molto lunghi); quasi 2500 metri di dislivello e una "barca" di chilometri. E' ovvio che ci si può chiedere "ma chi ve lo fa fare"? La bellezza innanzi tutto, poi vengono il silenzio, le rupi e i valloni sempre più selvaggi da quando i pastori hanno abbandonato l'alta montagna ed infine i segni di una cultura arcaica ormai quasi scomparsa. Un itinerario a cinque stelle, con qualche tratto difficile che bisogna pianificare poichè necessita di un servizio di navetta (taxi) che ci riporti a Fara San Martino. Lungo il percorso si incontrano diversi fontanili, una manna visto la lunghezza e l'impegno necessari.
La cresta è poco frequentata e il sentiero a volte non c'è o è appena inciso; non ci sono grossi problemi di orientamento ma occorre esperienza per non finire dentro qualche macchia di pino mugo, che lentamente ma inesorabilmente sta riconquistando il suo territorio. A metà cresta occorre superare una breve cengia esposta (pericolosa) ed una paretina rocciosa; sul posto sono presenti diversi fix per cui, volendo, è possibile assicurarsi.
Fatto in traversata, come da relazione, si toccano punti tra i più panoramici del gruppo, lo sguardo può spaziare sui valloni più imponenti della Majella; in alternativa, se non si riesce ad organizzare la traversata (a Fara San Martino esiste un servizio taxi con pulmino), si può scendere per la valle delle Mandrelle.
Ovviamente non è questo l'itinerario più breve per raggiungere la cima del monte S. Angelo ma sicuramente la cresta est e la discesa per la Maielletta ne fanno uno degli itinerari più interessanti e vari della Majella, un gioiello.
Accesso
A Fara San Martino seguire i cartelli per le Gole di San Martino e parcheggiare nell'ampio piazzale poco prima delle gole.
Salita
Dal parcheggio (450 m circa) si segue la strada che supera un tratto deturpato da una frana e termina all'imbocco della gola di San Martino: una strettoia che permette l'accesso al vallone di Santo Spirito. Superata la gola si oltrepassano i ruderi dell'abbazia di S. Martino in Valle e si prosegue sul sentiero che segue il fondovalle. Tra imponenti pareti rocciose costellate da grottoni si oltrepassa la fonte di Vaiz'long (570 m circa) e poi quella delle Vatarelle (850 m circa, 0:50 ore). Il sentiero, sempre netto, segue quasi fedelmente il fondo della valle di Santo Spirito (una recente valanga - 2015 - ha cancellato il vecchio sentiero che adesso passa poco più a monte). A quota 1055 m (Bocca dei Valloni, 1:20 ore) si incrocia il sentiero che sale verso la Grotta dei Callarelli, la Val Serviera e la cascata del Macellaro. Ci si tiene (a sinistra) sul fondo della valle che qui prende un'altro nome e diventa valle di Macchia Lunga. Il largo sentiero supera una faggeta quindi esce su una vasta radura dove al termine c'è l'ultima fonte della valle, la fonte del Milazzo (1596 m, 2:15 ore) sotto l'omonima grotta (Grotta del Milazzo) antico stazzo pastorale. Ancora un breve tratto e si raggiunge il bivio (cartello) per la Grotta dei Porci e la valle delle Mandrelle (1694 m, 2:30 ore). Qui si lascia il sentiero H1 che prosegue nella boscosa valle di Macchia Lunga (vedi Grotta dei Diavoli oppure vallone di Santo Spirito) e si prende il sentiero (H2) che taglia verso destra un ghiaione ed in breve raggiunge la grotta dei Porci (1745 m circa ) adibita a ricovero. Ancora un tratto nel bosco e, quando il sentiero diventa pianeggiante nei pressi di una radura, si devia nettamente a sinistra in decisa salita (1740 m circa). Sempre su sentiero si oltrepassa il Piano della Casa e, quando la traccia inizia a scendere la si lascia per deviare a sinistra (esili tracce di passaggio) su prati (continuando sul sentiero si supera la Grotta di Fonte Gelata e si entra nella valle delle Mandrelle ed è possibile salire al monte Pizzone). Si sale liberamente sull'ampio versante e si raggiunge una cima con croce di legno . Si segue il panoramico crinale fino alle prime rocce dove occorre cercare i passaggi migliori tra roccette e macchie di pino mugo molto fitto (qualche segno di passaggio e vecchi segni di vernice arancione ). Tra pini e ghiaioni si giunge su un largo dosso pianeggiante con una magnifica veduta sulla valle Cannella. La cresta riprende a salire decisa, si aggira un primo risalto roccioso poi occorre traversare su una esile cengia erbosa un po' aggettante (2 fix ). Segue una breve paretina rocciosa (3 fix, tratto di I grado, esposto ). Ancora un tratto senza particolari problemi e si è alla base di una nuova parete rocciosa. Per un inciso canalino sulla sinistra si supera questo "ostacolo" e si entra nel regno della roccia: ghiaioni a perdita d'occhio. Un lungo tratto senza pendenza e si raggiungono dei pinnacoli rocciosi. Una traccia li aggira sulla sinistra tenendosi alla base delle pareti, a picco sulla valle Cannella dove si può vedere il rifugio Manzini, sotto la vetta del monte Amaro. Una breve salita sull'ultimo risalto e si è in vetta al monte S. Angelo (2669 m, 5:00 ore, ometto ).
Discesa
Dalla cima si torna indietro fino al sentiero sotto il risalto roccioso e si continua a scendere alla successiva sella. Obliquando verso destra si passa sotto una fascia ghiaiosa e si continua su ampi ghiaioni fino ad incrociare il sentiero principale (P, vecchi palo in ferro ) nei pressi della cima Pomilio dove si inizia a scendere verso il primo Portone (destra). Si supera questa sella e si risale al monte Focalone (0:40 ore). Ancora un tratto di cresta con bella visuale sul monte Acquaviva e sulla cima delle Murelle, quindi si obliqua verso destra per il bivacco C. Fusco (2455 m). Lo si supera e, sempre seguendo il marcato sentiero, si continua a scendere sul ripido versante. Oltrepassata la fonte Ghiacciata ci si riporta sul crinale e tra fitti pini si scende su sentiero fino alla fonte dell'Acquaviva (2097 m, 1:40 ore) con a destra (est) la selvaggia valle di Selvaromana sopra la grotta del Cavone e a sinistra (ovest) la ripidissima Rava della Sfischia nella valle dell'Orfento. Ancora tra i mughi si continua sul crinale, si supera la Tavola dei Briganti, il bivio per Pennapiedimonte (palo segnaletico ) e si costeggia sulla destra il monte Cavallo . Ancora un tratto in leggera discesa (Scrimacavallo) e si è sotto la cima Blockhaus che domina il sottostante vallone delle Tre Grotte. A un bivio prendere a destra e dopo un ultimo tratto tra i pini si esce definitivamente dal bosco e si incrocia la strada (Madonnina) chiusa al traffico. Per questa si continua a scendere verso i tralicci che contraddistinguono la Maielletta . Per prati si taglia l'ultimo tratto di strada (dedicata a Indro Montanelli) e si raggiunge il rifugio CAI Bruno Pomilio (1892 m, 3:00 ore).
Dati tecnici
- Difficoltà: EE (passaggi di I grado)
- Dislivello complessivo: 2500 m circa
- Orario complessivo: 9:00/11:00 ore
- Sviluppo complessivo: 25 Km circa
- Segnaletica: parziale. Segni bianco-rossi del Parco lungo la prima parte fino al Piano della Casa (sentieri H1 e H2). Vecchi segni arancione sulla cresta . Nulla dalla vetta fino al Primo Portone. Ancora segni bianco-rossi del Parco dalla cima Pomilio alla Maielletta (sentiero P).
Cartografia
- Carta 1:25000 Majella - SER
- Carta turistica in scala 1:50.000 - Parco Nazionale della Majella
- Carta 1:25000 Majella - Ed. Il Lupo