Il versante orientale della Majella è uno dei luoghi più selvaggi e suggestivi dell'Appennino Centrale. Le sue valli si snodano per chilometri e racchiudono, spesso nascosti tra ripide pareti, angoli di rara bellezza. La valle delle Mandrelle, che sfocia nel più famoso vallone di Santo Spirito, è tra le meno frequentate e conosciute. La parte bassa della valle è una forra circondata da pareti verticali alte centinaia di metri che in alcuni punti arrivano quasi a toccarsi. Purtroppo alla fine del canyon, poco prima che si giunga sulle praterie di alta quota, una cascata interrompe il percorso e costringe il visitatore a tornare sui suoi passi, si tratta della cascata del Macellaro, un luogo recondito e poco fequentato, soggetto a valanghe e frane, un luogo severo ma suggestivo che merita sicuramente una visita.
Fara San Martino, paese ben noto per i suoi pastifici, è posto alla base di due enormi valloni: la val Serviera e il vallone di Santo Spirito. Quest'ultimo, poco oltre l'abitato, forma una strettissima gola (meno di due metri di larghezza) che ha impedito l'accesso a veicoli e carri per secoli. Poco oltre la strettoria, di recente, è stato riportato alla luce, il complesso monastico di San Martino in Valle. Sommerso da ghiaia era rimasto coperto per anni mentre adesso è di nuovo visibile; purtroppo il prezzo è stato molto alto, prima della strettoria una strada ha deturpato il paesaggio in maniera pesante ed una frana ha inferto un'altro duro colpo al territorio.
L'escursione è molto piacevole, priva di ampi panorami ma ricca di angoli suggestivi. Gole e canyon qui la fanno da padrone e sono la caratteristica principale del percorso. Questo giro può essere fatto solo a stagione inoltrata, da inizio estate fino a inizio autunno; in inverno e inizio primavera il luogo è soggetto a valanghe e caduta di pietre (da evitare). Le valanghe, che spesso rimangono per molto tempo, rendendo l'accesso problematico fino ad inizio estate.
Tutta il tratto nella valle delle Mandrelle si svolge sul fondo del vallone delimitato da alte e verticali pareti rocciose, il percorso non presenta difficoltà tecniche particolari, l'unico salto che poteva richiedere capacità alpinistiche è stato attrezzato con una scaletta di alluminio. Ovvio che trattandosi di un fondovalle, dove spesso il sentiero non è marcato, occorre essere degli escursionisti con un minimo di esperienza di montagna, non certo per l'orientamento ma per la scomodità del tracciato (brevi salti rocciosi, fondo sconnesso, ecc.).
La cascata del Macellaro, che impedisce di proseguire oltre, segna il limite dell'escursione. Si tratta di un salto alto circa 50 m al centro di un anfiteatro roccioso. Poco prima del salto (prima dell'ultima curva) dei segni di vernice indicano la direzione per poter salire a Pian della Casa: NON si tratta certo di un percorso escursionistico. Se si volesse affrontare questa parete occorrerebbe essere dotati di attrezzatura alpinistica. Questo itinerario non è riportato sulle carte che si trovano in commercio.
All'inizio della valle sono stati attrezzati numerosi itinerari per l'arrampicata sportiva di cui molti impegnativi. Tutta la valle, che ricordiamo è tra le più lunghe dell'Appennino, è circondata da pareti che, se attrezzate, farebbero la felicità di schiere di arrampicatori.
Questo luogo si presta a bellissime fotografie ma il contrasto tra luce e ombre rende l'impresa non facile e quindi un cavalletto può fare la differenza. L'escursione è segnalata per il tratto del vallone di Santo Spirito e in quello che sale verso la grotta dei Callarelli, tutta la valle delle Mandrelle invece è privo di segnaletica (fanno eccezione alcuni ometti). Non ci sono problemi particolari se fatta con tempo stabile e in stagione avanzata, lo sviluppo è notevole ma non eccezionale, un brevissimo tratto è attrezzato con una corda fissa d'acciaio perchè se bagnato può essere molto scivoloso.
Per concludere consigliamo anche una visita alla sorgente del fiume Verde, poco sotto il parcheggio, una polla d'acqua trasparente che sgorga direttamente dalla roccia.
San Martino in Valle e la gola di Santo Spirito
La gola di S. Spirito (o gola di S. Martino) è stata aperta da San Martino in persona, così racconta la leggenda, per permettere agli abitanti del luogo di accedere alla valle. Dopo poche centinaia di metri la strettissima gola si apre in un canyon più ampio dove si trovano i ruderi del monastero benedettino di San Martino in Valle.
Le prime fonti storiche attesterebbero l'esistenza di questa abbazia già nel IX secolo (839): se così fosse sarebbe uno dei primi monasteri benedettini d'Italia. Questo complesso monastico nei secoli recenti è stato colpito da diverse alluvioni. L'8 settembre 1818 l'abbazia fu intermente seppellita da un'inondazione, poi dopo diversi decenni (1891) iniziarono gli scavi per riportarla alla luce. L'ultima alluvione (1919) ha sepolto il complesso lasciando visibile solo una parte del campanile. Alcune fotografie scattate prima di questo evento testimoniano lo stato della chiesa in quel periodo.
Recentemente tutta la zona è stata oggetto di un'opera di recupero del Comune con la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo.
Questa opera di recupero è stata molto contestata da diverse associazioni ambientaliste. Per poter accedere al luogo e per portare via le migliaia di tonnellate di ghiaia sono stati fatti pesanti interventi sul territorio: si è aperta una strada fino all'imbocco della gola e si è intervenuti con le ruspe per un bel tratto. Già negli anni 50 era stata permessa l'apertura di una cava che aveva asportato la roccia per le scogliere del porto di Ortona.
Nel 2010 una frana ha inferto un'altro duro colpo all'ambiente, la parete meridionale della gola è venuta giù portando a valle enormi massi. Oggi (2011) il posto è molto compromesso, una brutta strada giunge fino alla strettoria e tutto intorno ghiaie e massi non offrono un bello spettacolo. Si dovrebbe ripristinare l'ambiente ma, conoscendo questa nazione, probabilmente non sarà fatto. Il ripristino ambientale è ancora una parolaccia! non rientra nelle attività economiche remunerative, è solo un costo per cui non viene preso in considerazione almeno nella maggioranza dei casi ... speriamo che questa volta non sia così.
All'ingresso della gola, che i faresi chiamano "stretto", c'era una volta la porta d'ingresso. Ci piacerebbe che una porta immaginaria ci fosse anche adesso e si aprisse solo per far passare viaggiatori, curiosi e visitatori non dotati di mezzi meccanici. Si chiede troppo?
La zona dell'ingresso alla valle prima e dopo gli interventi
Il fiume Verde e i pastifici
Due immagini delle sorgenti del fiume Verde
La Majella, come quasi tutti i gruppi dell'Appennino Centrale è carsica, molto carsica. Nei suoi profondissimi valloni spesso non scorre neanche un filo d'acqua. Tutte quella che cade sotto forma di pioggia o neve (e ne viene giù tanta) sparisce nelle viscere della terra. Poi d'improvviso in qualche punto riappare, a volte sotto forma di sorgente, a volte così impetuosa e potente da formare subito un fiume. E' il caso del Verde proprio sotto il paese di Fara San Martino. Alla base di due grandi valloni, la valle di Santo Spirito e la val Serviera, questa sorgente è di enorme importanza per le attività del paese. Qui sono nate e si sono sviluppate alcune delle industrie della pasta più famose e celebri d'Italia, oggi i pastifici De Cecco, Delverde e Cocco esportano prodotti in tutto il mondo.
E' proprio l'acqua la risorsa più preziosa in questo territorio, la ricchezza idrica di questo fiume insieme alla ingegnosità dei locali ha permesso lo sviluppo di una tradizione industriale di eccellenza. L'acqua ha permesso alle macine di funzionare e il "genio" locale ha creato il primo sistema automatico di essiccazione della pasta. L'essiccazione ad aria calda ha consentito di pastificare tutto l'anno permettendo la produzione su larga scala.
Oltre a questi grandi pastifici sopravvivono anche diversi produttori artigianali. Evitate di andare in trattoria per ordinare un piatto di riso.
Accesso
Giunti al paese di Fara San Martino si seguono le indicazioni per le gole di San Martino. Poco prima dell'imbocco della valle si parcheggia in uno slargo a breve distanza da una costruzione in pietra con fontana e cartelli informativi sul Parco.
Salita
Dal parcheggio (400 m circa) si segue la strada che poco oltre supera una casa ed entra nella valle fino a raggiungere, tra enormi depositi di ghiaia , la strettoia di ingresso del vallone di Santo Spirito.
Superata la strettoia , la valle si fa più ampia e in breve si raggiunge San Martino in Valle (450 m circa, 10 minuti .
Si prosegue seguendo il sentiero che si tiene sempre sul fondo della valle, tra alte pareti rocciose . Si cammina per circa un'ora superando due fontane (fonte di Vaiz'Long a q. 570 m circa e fonte delle Vatarelle a q. 850 m circa ) fino ad un bivio in località Bocca dei Valloni (1100 m circa, 1:15 ore, panchine e tavoli, fontanile non funzionante .
Qui si lascia il sentiero principale che prosegue sul fondo valle per la valle di Macchia Lunga verso il monte Amaro e si prende il sentiero che, verso destra, sale un costone.
La traccia continua con alcuni tornanti nel bosco di faggi; a quota 1220 m si giunge ad un bivio, a destra grotta dei Callarelli e val Serviera, a sinistra valle delle Mandrelle. Qui (1220 m circa, 1:30 ore, faggio con una M verniciata ) si segue il sentiero verso sinistra che in breve raggiunge il fondo del vallone. Impossibile sbagliare: si segue la traccia che a volte non è molto evidente ma che comunque rimane sul fondo della valle , supera un vecchio stazzo situato sotto una piccola grotta e un tratto attrezzato con un cavetto d'acciaio (in caso di bagnato può essere utile . A quota 1370 m circa ci si trova all'imbocco di una gola dove occorre scendere pochi metri per raggiungere il fondo. Alla fine di questo antro molto suggestivo , una scaletta di alluminio permette di superare un breve risalto roccioso e di riprendere la traccia oltre la gola (2 ore).
Un breve tratto ripido quindi di nuovo su terreno semi pianeggiante , il canyon continua senza interruzioni fino ad una curva verso sinistra dove il percorso si interrompe per via della cascata del Macellaro , un muro di circa 50 metri che forma una barriera non aggirabile (1625 m circa, 3 ore).
Discesa
Per lo stesso itinerario (3 ore).
Dati tecnici
- Dislivello: circa 1200 m
- Sviluppo complessivo: circa 18 Km
- Difficoltà: E
- Orario complessivo: 6:00/8:00 ore
- Segnaletica: molto eterogenea, segni bianco-rossi nella prima parte, segni verdi , paletti , ometti e bandierine rosso-gialle nel secondo tratto, assente nella valle del Macellaro
Bibliografia
- L'Altro Sentiero n. 4 (2011) - Società Editrice Ricerche
Cartografia
- Carta 1:25000 Majella - SER
- Carta 1:25000 Majella - CAI Sezione di Chieti
- Carta 1:25000 Majella - Ed. Il Lupo