Questo itinerario lo si può classificare alpinistico. Non occorre attrezzatura particolare ma solo una predisposizione all'esposizione e la capacità si superare brevi paretine rocciose (I e II grado). Un alpinismo base, facile, ma sempre alpinismo. Spesso quando si parla di difficoltà si fa un po' di confusione, alcuni parlano di "zona grigia", cioè si quel terreno che non è più escursionismo perchè troppo difficile e non è alpinismo perchè troppo facile. E' un falso problema. La scala alpinistica parla molto chiaro, esiste il grado tecnico e il grado d'impegno, se abbiamo passaggi di I grado sempre di gradi alinistici stiamo parlando, se abbiamo F (Facile) come impegno, sempre di grado alpinistico stiamo parlando. Quindi, quando dobbiamo usare le mani per progredire, quando abbiamo un terreno anche facile ma pericoloso, stiamo parlando di Alpinismo; quello con la A maiuscola. La cresta nord-est al monte Vettore è un esempio calzante, troppo impegnativa per un escursionistica ma, se si ha un minimo di esperienza alpinistica, diventa praticabile senza grosse difficoltà. Poi, cosa vuol dire essere alpinisti è un discorso lungo, magari un'altra volta.
Questo itinerario viene percorso più d'inverno che d'estate, offre panorami d'eccezione ed è abbastanza impegnativo. Lo è perchè in più parti occorre salire (o scendere) senza una traccia definita, bisogna andare ad intuito e questo richiede una buona, se non ottima, conoscenza dei luoghi. L'ambiente è maestoso ma anche "sgarrupato", la roccia anche se poca è abbastanza friabile, il sentiero in più punti è franato o non più visibile e quindi è richiesta parecchia attenzione. In compenso c'è il gusto di ripercorrere antiche vie usate dai pastori. Più si approfondisce la conoscenza del territorio e più ci si stupisce dall'ardimento che dimostravano queste persone. Nel corso dei secoli avevano creato una rete di sentieri che passavano nei posti più impervi delle montagne; evidentemente c'era una forte neccesità di spostarsi. Oggi è difficile ricostruire la rete di sentieri che avvolgeva queste montagne, molti tracciati sono ormai scomparsi e altri sono ridotti molto male spesso a causa di frane che, in particolare negli ultimi anni, hanno cambiato aspetto a molte zone. L'escursione è abbastanza lunga e presenta un notevole dislivello, la prima parte sale dentro un fitto bosco dove per un tratto occorre andare senza riferimenti perchè il sentiero si perde e non si ha modo di orientarsi bene per via della folta vegetazione. Giunti a Sasso Spaccato (questo toponimo non è riportato sulle carte), un grosso blocco roccioso alto diverse decine di metri, termina il manto boschivo e si prosegue in campo aperto. Su questa struttura di recente è stata aperta una via di roccia. Superato il Sasso inizia la cresta vera e propria: ripida ed esposta, presenta un passaggio di II grado (chiodo sul posto) e altri brevi pasaggi dove occorre l'uso delle mani. Giunti sulla Cima di Pretare (sulle carte IGM questa cima è chiamata "Il Pizzo") il percorso si addolcisce di molto e si prosegue senza nessuna difficoltà. Per la discesa si può scegliere tra più opzioni: qui viene descritto l'anello che, tramite un vecchio sentiero dei pastori, traversa l'imbuto a quota 1700 m circa e permette di raggiungere di nuovo Sasso Spaccato. Se non si volesse percorrere questo tratto (abbastanza impegnativo perchè in parte franato e in parte sparito tra l'erba) si può percorrere la cresta del Sassone fino al bordo degli alberi dove si incrocia il sentiero che permette di superare il fitto bosco sottostante. Anche per raggiungere la cresta del Sassone si può scegliere tra due opozioni: scendere per il sentiero 131 che sale da Santa Maria in Pantano oppure, dalla cima, percorrere per un tratto la cresta del Torrone e quindi scendere dritti per la cresta del Sassone (soluzione più impegnativa). Questo itinerario, se c'è visibilità, regala panorami di prim'ordine; un balcone sul versante adriatico come pochi.
Accesso
Da Balzo di Montegallo si prosegue per Astorara e quindi per Colleluce. Superato quest'ultimo paese la strada continua per Colle e a quota 1050 circa si incrocia una strada bianca che sale verso sinistra (poco prima del fosso di Colleluce). Qui si lascia l'auto (cartello volante con divieto di transito). Se non c'è il cartello si può proseguire per questa strada bianca fino a quota 1200 m circa dove due cartelli di divieto di transito vietano di proseguire oltre.
Salita
Percorsa la strada e giunti ai cartelli di divieto di transito (1190 m circa, 0:30 ore) si prosegue ancora sulla strada e si oltrepassa un tratto pianeggiante (fonte Graniera) dove sono stati eseguiti dei lavori di consolidamento dopo l'enorme frana che ha coinvolto questo versante. Più che di un consolidamento sembra sia stata fatta una cava per la breccia. Andando ancora oltre in breve si raggiunge un bivio con un cartello indicatore del GAS (Grande Anello dei Sibillini, 1230 m circa). Prendere a destra e continuare per questa pista. Dopo poche centinaia di metri, a ridosso di un grosso masso sulla sinistra , si lascia questa strada e si entra nel bosco (1300 m circa). Per tracce di sentiero si obliqua verso sinistra fino a raggiungere il bordo della frana. Si sale un breve tratto seguendo questo limite e si incrocia una netta mulattiera che sale verso destra (1340 m circa). Questa traccia, all'inizio molto larga, sale tra il fitto bosco poi, a quota 1500 m circa, occorre fare attenzione perchè diventa molto esile ed è difficile seguirla. Il sentiero si fa poi più netto proprio nei pressi di Sasso Spaccato che si trova a circa 1760 m (1:45 ore). Qui una traccia passa proprio alla base del Sasso e traversa verso destra. La si segue e si aggirano due creste con relativi canaloni. Dove la traccia si fa più esile si sale dritti per un breve tratto e si incrocia un sentiero più netto che viene dall'Imbuto . Verso sinistra si segue questo vecchio sentiero tra l'erba che porta sulla cima di Sasso Spaccato (1875 m circa). Adesso si può vedere bene il percorso per la cresta nord-est, ci si sposta leggermente verso sinistra e si supera un breve canalino (chiodo , passo di II grado ). Ci si riporta sul filo della cresta e si prosegue aggirando paretine e superando brevi saltini rocciosi. La cresta è molto aerea e ripida fino ad arrivare sulla Cima di Pretare (Il Pizzo, 2281 m, 2:45 ore). La pendenza si attenua e si prosegue più facilmente oltrepassando prima il canale dove passa la cresta del Galluccio (una via che si percorre d'inverno) poi l'imbuto dove sale la via del Canalino. A quota 2315 si supera una piccola elevazione e si ridiscende per pochi metri. Dopo questo cocuzzolo si raggiunge il bivio con il sentiero 131 che sale da Santa Maria in Pantano (2350 m circa) e si prosegue per questo (segni bianco-rossi) fino in vetta (2476 m, 3:15 ore ).
Discesa
O si ridiscende fino al bivio a 2350 m e si segue il sentiero 131 fino al Sassone oppure, dalla cima del monte Vettore si inizia a scendere per la cresta sud. Dopo un breve tratto abbastanza ampio la cresta si fa aerea e sottile con una magnifica vista su Pizzo del Diavolo e sulla sottostante valle del Lago. Giunti a quota 2350 m circa si lascia la cresta e si inizia a scendere (verso destra) seguendo l'ampio crinale. Senza sentiero si scende liberamente su terreno sassoso e ripido fino a raggiungere il Sassone , un altro enorme masso piantato sulla cresta. Verso destra in breve si riprende il sentiero 131 che attraversa tutto l'Imbuto. Per questo si continua a scendere fino a quota 2020 m circa quando, raggiunto il crinale, si lascia la netta traccia segnata che prosegue verso sinistra e si continua a scendere dritti sulla cresta. Sempre tenendosi sul crinale (qualche sporadica traccia di passaggio ) ci si porta a quota 1800 m. Qui o si continua a scendere sul crinale e, una volta raggiunto il limite del bosco, verso sinistra si prende il sentiero che scende fino alla strada sul fosso di Colleluce oppure si comincia ad obliquare verso destra, su prati ripidi. A quota 1700 m circa si incrocia un'esile traccia che, in piano, si dirige verso il fondo della valle. Dopo un po' la traccia diventa esile poi si perde per via di alcune frane scese di recente. Senza perdere quota si continua a traversare su terreno instabile e ripido fino a riprendere la traccia una volta superati i canali . Il sentiero si individua sempre più a fatica ma basta non perdere quota e riprenderlo dopo un arbusto isolato . Si sale a fianco di pareti rocciose (segni di vernice ) e quindi occorre fare attenzione per riprendere il sentiero percorso all'andata che permette di raggiungere la base di Sasso Spaccato. Da qui per il percorso fatto all'andata si torna al punto di partenza (2:30 ore).
Dati tecnici
- Difficoltà: F (passo di II grado)
- Dislivello complessivo: 1450 m circa
- Orario complessivo: 6:00/8:00 ore ore
- Sviluppo complessivo: 16 Km circa
- Segnaletica: praticamente inesistente
Bibliografia
- Itinerari e luoghi dimenticati dei Monti Sibillini - Massimo Spagnoli
Cartografia
- Monti Sibillini - scala 1:25.000 - Società Editrice Ricerche
- Monti Sibillini carta dei sentieri e rifugi - scala 1:25.000 - Multigraph
- Parco Nazionale dei Sibillini - scala 1:40.000 - Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini
- Monti Sibillini - scala 1:50.000 - Kompass
- Monti Sibillini - scala 1:50.000 - Meridiani Montagne