L'alta valle del Velino, a monte del paese di Posta, è delimitata a nord da una lunga catena montuosa mentre verso meridione da una serie di colli meno appariscenti. Questa lunga catena montuosa è composta da numerose cime che superano i 1800 m, quasi sempre dalle forme arrotondate che rendono il paeseggio molto armonioso e gradevole. La vetta più alta è il monte Pozzoni (1903 m) seguita dal monte Boragine (1824 m). Quest'ultima è raggiungibile da diverse località e da tutti i versanti; uno di questi inizia dalla chiesa della Madonna di Capodacqua, nei pressi di Cittareale. L'itinerario è molto panoramico, vario e interessante; conviene percorrerlo ad anello, salendo dal Santuario per continuare nella valle dell'Acqua Santa e scendendo poi per il monte San Venanzio. Percorso in questo modo al ritorno si può godere del panorama che spazia dal Teminillo ai Monti della Laga, dai Monti Sibillini al Gran Sasso.
Le note negative riguardano le strade che raggiungono anche le vette più alte rovinando il manto erboso in modo assurdo e solo per il divertimento (?) di pochi . Anche gli impianti da sci di Selva Rotonda non sono certo gradevoli alla vista ma, consistendo solo in due skilift l'impatto non è terribile; diverso invece il discorso sulla strada per raggiungerli, questa si, abbastanza deturpante. Durante il percorso sono presenti numerosi fontanili, d'altra parte il toponimo valle d'Acqua non è certo dato a caso. Questo è il luogo dove nacque l'imperatore Vespasiano (70-79 d. C.). Siamo nella valle Falacrina, dove nasce il fiume Velino che più a valle formerà le famose cascate delle Marmore. E proprio nei pressi delle sorgenti di questo fiume che tra il X e l'XI secolo una pastorella trovò una statua della Madonna. Sul luogo fu edificato un santuario che poi fu distrutto da un terremoto nel 1703. Quello che oggi vediamo è appunto la ricostruzione fatta nel XVIII secolo. Un altro pezzo di storia riguarda la rocca di Cittareale costruita sul confine plurisecolare tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio. Il confine passava proprio sul crinale di questi monti e ancora in diversi punti si possono vedere i cippi di pietra con scolpiti lo stemma papale e quello borbonico.
La segnaletica di oggi purtruppo è in condizioni pessime, i numerosi cartelli indicatori che erano stati posizionati in prossimità di bivii e luoghi di interesse, sono tutti abbattuti e di poco aiuto. I segni di vernice bianco-rossi invece sono presenti per buona parte del percoso di salita. Per la discesa non ci sono indicazioni ma è abbastanza semplice trovare il percorso.
Un'escursione quindi ricca di storia e di natura, molto panoramica e piacevole. Inoltre, poco distante dal Santuario, c'è l'agriturismo "Lu Ceppe", ottimo e accogliente.
Accesso
Dalla SS 4 Salaria, si prende per Cittareale. Poco prima di raggiungere il paese si devia a sinistra (indicazioni) per il Santuario della Madonna di Capo D'Acqua . Raggiunta la chiesa si può parcheggiare sul prato antistante oppure continuare sulla stradina che sale alla sua sinistra fino ad uno slargo poco più a monte , dove c'è la fonte con la ricostruzione dell'apparazione della Madonna .
Salita
Dalla fonte (1060 m circa) si prosegue tenendosi sul fondo della valle di Capo d'Acqua. Dopo poco il sentiero inizia a salire con alcuni tornanti sul versante settentrionale (destra orografica) della valle. Superato questo tratto si rientra sul fondovalle e si giunge alla biforcazione di due valli (1218 m). Si continua per quella di sinistra percorrendo una pista per trattori realizzata per il taglio degli alberi . Questa sezione attualmente (2014) è abbastanza compromessa per via dei rami che ancora coprono una parte del percorso . A quota 1260 circa si oltrepassa un vecchio fontanile (fonte Regna ) sulla sinistra e si continua sulla pista che poco oltre incrocia una strada (1300 m circa, 0:35 ore). Verso sinistra in breve si esce dal bosco su un crinale (1312 m). Si continua, in leggera discesa, per la strada che entra nella valle dell'Acqua Santa. Raggiunto il fosso (1275 m circa), si lascia la strada e si continua (a destra) per un largo sentiero che prosegue sul fondovalle. Dopo un po' si oltrepassa la fonte dell'Acera (1378 m, 1:00 ora ) e si riprende a camminare nel fitto bosco di faggi (Ceppo Nero). A quota 1500 circa, nei pressi di una piccola radura , il sentiero devia nettamente a sinistra e dopo un breve tratto esce definitivamente dal bosco. Per prati si raggiunge in breve un casolare adibito a stalla in località Fragola Rossa (1580 m circa, 1:40 ore). Qui si segue una pista che in leggera salita, verso destra, raggiunge un crinale con un fontanile . Ancora verso destra si prosegue per questa cresta che termina sullo spartiacqua principale, in località Forcella di Fao (1657 m, 1:50 ore). Verso sinistra il sentiero continua passando sotto la cima del monte Arcione poi alla successiva sella passa sull'altro versante dove in breve raggiunge Fonte Secca (1750 m circa ). Ancora su sentiero si oltrepassano due piccole insellature (1776 m e 1789 m) e poi un ultimo pendio termina sulla cima del monte Boragine (1824 m, 2:20 ore). Poco oltre la vetta, in direzione sud-est, si può vedere il tronco di un faggio fissato con dei tiranti . Si tratta del palo del Solco diritto, un albero trasportato sulla cima la notte del 3 agosto dai "solcatori" che segna l'inizo della tracciatura del Solco Diritto che da qui termina all'entrata della chiesa del paese di Bacugno, come auspicio di buon raccolto.
Discesa
Dalla cima si ripercorre la strada fatta in salita fino alla forca di Fao. Per non percorrere lo stesso itinerario si può seguire il filo di cresta superando con brevi saliscendi i vari colli che si susseguono compreso il monte Arcione (1755 m). Dalla forca (1657 m) non si scende per il sentiero fatto all'andata ma si prosegue tenendosi sempre sul crinale. Ancora qualche breve saliscendi e si è sotto il monte San Venanzio. Un ultimo sforzo e si è in cima a questo monte dove giunge anche un impianto di risalita (1801 m, 1:00 ora ). Si tratta di uno skilift del comprensorio di Selvarotonda, un piccolo polo sciistico (11 Km di piste) della regione Lazio. Dalla vetta si scende, senza percorso obbligato, fino ad incrociare la strada bianca che proviene dal parcheggio degli impianti (1550 m circa ). Si segue la strada verso destra ed in breve si raggiunge prima la fonte di Selva Rotonda e subito dopo il rifugio Mannetti (1540 m), dedicato all'alpino Adamo Mannetti di Cittareale medaglia d'argento al valor militare. Il rifugio è aperto e può essere utile in caso di bisogno . Dal rifugio si scende seguendo un piccolo sentiero che diventa sempre più marcato e che segue il crinale. A quota 1312 m si incrocia la strada percorsa all'andata e per questa si torna al Santuario (2:00 ore).
Dati tecnici
- Difficoltà: E
- Dislivello: 1000 m circa
- Orario complessivo: 4:30/5:30 ore
- Sviluppo complessivo: 18 Km circa
- Segnaletica: segni bianco-rossi e cartelli indicatori (tutti abbattuti )
Bibliografia
- http://www.bacugno.it/index.php/il-solco