La maggior parte degli alpinisti che arrivano al rifugio Franchetti spesso non hanno occhi che per la vasta parete est del Corno Piccolo. E' vero che qui passano alcune delle vie più belle e conosciute del gruppo, è vero che la roccia sul monolito è superlativa, però se qualcuno si girasse e guardasse anche dietro vedrebbe un'altra bella parete, non paragonabile alla precedente ma sicuramente capace di offrire belle emozioni.
La parete ovest dell'Antecima alla vetta Orientale è una parete di oltre 300 m di dislivello, di roccia discreta, ed è solcata da diverse vie con difficoltà classiche (fino al V per intenderci).
La cordata composta da Franco Alletto e Franco Cravino, nel lontano 1959 è stata la prima a cimentarsi su questa parete.
E' ovvio che la prima linea che sia saltata loro all'occhio sia stata la serie di larghi camini che, verticali, solcano tutta la parete. Non dimentichiamo che siamo nel '59, si arrampicava con scarponi rigidi e si preferiva salire camini e diedri dove era anche più semplice proteggersi.
Comunque anche seguendo la linea di camini hanno dovuto superare una liscia placca con un traverso in discesa che per quei tempi non deve essere stato per nulla banale.
Oggi sarebbe impensabile un simile percorso per una via, si andrebbe dritti senza esitazione. Ma è proprio percorrendo queste vie si "assapora" la "storia" dell'Alpinismo, la ricerca dell'itinerario più semplice, la linea con meno difficoltà. Si può entrare nella mentalità di allora e capire le scelte e le vicissitudini.
Comunque la via è bella e la roccia è buona, stiamo parlando dell'Antecima quindi qui il buono è relativo, non paragonabile al buono delle Spalle, ci sono sassi che si muovono ma basta un po' di attenzione per evitare di farli cadere.
Il tratto chiave è rappresentato dal traverso sopra la rampa dove il secondo (o i secondi) della cordata devono scendere qualche metro. Qui sul chiodo, che andrebbe rinforzato, alcuni cordini permettono di aiutarsi nella discesa.
Non è da sottovalutare il fatto che quando fa molto caldo qui l'ombra è assicurata almeno fino al primo pomeriggio.
Attacco
Dal rifugio Franchetti, raggiungere l'attacco della ferrata Ricci, da qui risalire il ghiaione a destra fino a portarsi sotto la verticale del grosso diedro-camino della parete.
Dati tecnici
- Sviluppo: 350 m circa
- Difficoltà max: V
- Impegno: D
- Materiale: 10 rinvii, una serie di friend, cordini
Relazione
- 1 tiro
- Dritti per la placca solcata da fessure sotto la verticale del grosso camino.
S1: 60 m, IV, 1 ch. (sosta: 1 ch.). - 2 tiro
- Dopo un breve tratto facile si entra nel largo canale con masso incastrato (diversi chiodi). Lo si risale aggirando il masso sulla sinistra. Sosta pochi metri sopra il masso incastrato, sulla sinistra.
S2: 60 m, IV+, 7 ch. (sosta: 2 ch.). - 3 tiro
- Per il camino sovrastante, poi nettamente a destra sulla rampa per portarsi di nuovo in parete prima che questa giri verso sinistra.
S3: 60 m, V, 3 ch. (sosta: 2 ch.). - 4 tiro
- Obliquare verso sinistra, al secondo chiodo (non eccezionale) scendere pochi metri (cordini) e traversare fino alla base di un colatorio nero.
S4: 30 m, V, 2 ch. (sosta: 1 ch.). - 5 tiro
- Obliquare verso destra poi (chiodo) traversare nettamente ancora a destra fino ad un piccolo pulpito. Qui, in basso, sulla destra, possibile sosta (2 ch.). Continuare dritti per placche e fessure.
S5: 50 m, IV+, 2 ch. - 6 tiro
- Senza percorso obbligato sempre dritti.
S6: 50 m, IV, 1 ch. - 7 tiro
- Per paretine fino a dove la parete si corica nettamente.
S7: 30 m, III
Discesa
Si continua a salire fino a raggiungere l'itinerario della ferrata Ricci (bolli bianco-rossi). Giunti all'incrocio con la normale della Vetta Orientale si scende per questa fino al Calderone.