La via del Vecchiaccio è una delle vie più ripetute del Gran Sasso. Generalmente la stragrande maggioranza delle cordate preferisce evitare l'ultimo tiro, quello più difficile, ripegando per la vicina Aquiloti '72. Anche nel 1977, anno di apertura di questa via, la cordata Bini, Marcheggiani e "il Vecchiaccio" (cioè Vito Plumari) tirarono dritti per i chiodi a pressione di Aquilotti ed evitarono il tratto finale; una liscia e improteggibile placca di calcare compatto. Passò poco tempo e ancora Bini, questa volta con Raffaele Bernardi salì anche quest'ultimo tiro realizzando così la via più dura del Gran Sasso. Il primato durò poco perchè nel 1978, l'anno d'oro della cordata Bini-Vecchiaccio, vengono aperti altri stupendi e difficilissimi itinerari sulle Spalle del Corno Piccolo. Dopo il Vecchiaccio seguono le Placche di Manitù e le Placche del Totem sulla Seconda Spalla, mentre sulla Prima Spalla, questa volta senza Plumari, viene aperta la Stefano Tribioli. Così, a soli 19 anni, Pierluigi Bini è già un fuoriclasse, le sue vie rimarranno per anni tra le più difficili e temute del gruppo. Per la prima volta venivano salite delle placche senza ancoraggi fissi (spit o chiodi a pressione); questo rendeva l'arrampicata molto rischiosa perchè tra una protezione e l'altra spesso occorreva proseguire per molti metri senza nessuna possibilità di proteggersi.

Infatti dovettero passare ben 5 annni (1982) per vedere la prima ripetizione del tiro chiave del Vecchiaccio. Lo fece Tonino Mari, che subito dopo (1983) mise a segno anche la prima ripetizione del Diedro di Mefisto al Paretone. A quei tempi la via fu classificata VII grado (guida Antonioli-Ardito) anche se successivamente il grado è stato ridimensionato, alcuni autori di guide lo danno VI (Grazzini, Ledda e Ciato-Pennisi-Vitale) altri 6a (Bazzucchi-Brutti insieme a Antonioli-Lattavo). In realtà la vera difficoltà era (ed è tuttora) di "testa". Fino a pochi anni fa non c'era nessuna protezione in loco e cercando bene si poteva al massimo trovare una piccolissima clessidra. Poi è stato messo un resinato e di recente anche la sosta è stata sostituita. Sicuramente la difficoltà tecnica è rimasta la stessa ma, a livello psicologico, sicuramente oggi è meno impegnativa. Questo non vuol dire che la via è "sicura" anzi, dall'ultima protezione alla cima ci sono ancora decine di metri in gran parte improteggibili, al massimo, se si è bravi, si può riusicre a posizionare qualche tricam. Per questo quasi tutte le cordate preferiscono guardare quest'ultimo tiro e preferire quello più protetto della vicina Aquilotti '72 che, anche se presenta difficoltà simili, è molto meno pericoloso (sulla sicurezza dei chiodi a pressione infissi oltre 40 anni or sono ci sarebbe comunque da discutere #).
Una via "storica", molto bella, su roccia ottima e con un tiro di grande soddisfazione. Per saperne di più sulle peripezie di Bini e del Vecchiaccio (un personaggio veramente particolare) potete leggere l'ottimo libro "Rotti e Stracciati" di Alberto Sciamplicotti. Anche nei volumi "I conquistatori del Gran Sasso" di Marco dell'Omo e "Giorni della Grande Pietra" di Stefano Ardito sono riportate diverse storie che appartengono ai personaggi sopra citati.

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Avvicinamento e attacco

Dall'arrivo della funivia si segue il sentiero Ventricini. Dopo aver superato le due scalette si continua per il canale che termina alla forcella del Belvedere. Poco prima della forcella (10 metri circa) c'è l'attacco della via.

Relazione

  • 1° tiro: dritti per placche e fessure fino ad una cengia erbosa dove, a sinistra, sotto una larga fessura c'è la sosta (50 m, III+ - sosta: 2 chiodi).
  • 2° tiro: si risale il diedro-fessura (fittone resinato e tricam incastrato) poi, quando diventa più difficile, si obliqua verso destra su placca (ch.), fino ad una fessura. Ancora su placca (ch. con cordino) quindi si traversa a sinistra sopra un piccolo ripiano (50 m, IV, 2ch., 1 fittone, 1 tricam, - sosta: 2 ch.).
  • 3° tiro: si ritorna sulla fessura di destra e si aggira un tettino sulla sinistra (a destra è possibile superare il tettino per la variante Mari, V+). Si segue la fessura-diedro che delimita la placca poi (ch.) quando la roccia lo permette si obliqua a destra per rimontare questa costola. Ancora dritti per fessura (ch.) poi leggermente verso destra si raggiunge una clessidra con cavetto d'acciaio (45 m, IV+, 2ch. - sosta su clessidra).
  • 4° tiro: dritti su placca fino ad uno strapiombo (ch.) che si supera verso destra. Pochi metri sulla rampa quindi si sale dritti ad una sosta (20 m, V, 1ch. - sosta: 2 fix)
  • 5° tiro: verso sinistra si oltrepassa un fittone resinato # quindi una piccola clessidra. Da qui dritti ad una scaglia quindi a destra per prendere un rivolo. Si segue il rivolo fino alla fine quando si incrociano gli ultimi metri della Aquilotti 72. (40 m, VI+, 1 fittone e 1 clessidra - sosta: 1 fix e un fittone).

Lungo la via sono possibili numerose varianti.

Discesa

In doppia: tre metri a sinistra della sosta si trova la prima calata per le doppie che immettono nel sottostante canale Bonacossa..

A piedi: si continua a salire fino in cima alla Spalla. Giunti al centro del canale lo si scende superando i vari saltini con brevi passi di arrampicata (fino al III grado).


tracciato della via del Vecchiaccio

Dati tecnici

  • Aperta da Pierluigi Bini, Massimo Marcheggiani, Vito Plumari nel luglio 1977 (eccetto il tiro finale)
  • Ultimo tiro aperto da Pierluigi Bini con Raffaele Bernardi
  • Prima ripetizione (ultimo tiro): Tonino Mari e Antonio Palermi -1982
  • Prima solitaria: Pierluigi Bini - giugno 1978
  • Prima invernale (eccetto il tiro finale): G.P. Picone, A. Monti, Massimo Marcheggiani - 1979
  • Sviluppo: 200 m circa
  • Difficoltà massima: VI/VI+ (6a)
  • Impegno: R3/II
  • Esposizione: ovest
  • Materiale necessario: normale dotazione alpinistica
Bibliografia
  • Rotti e Stracciati - Alberto Sciamplicotti - Centro Documentazione Alpina - 2000
  • I conquistatori del Gran Sasso - Marco dell'Omo - CDA & Vivalda - 2002
  • Giorni della Grande Pietra - Stefano Ardito - Versante Sud - 2010
  • Gran Sasso - proposte per quattro stagioni - Fabrizio Antonioli, Stefano Ardito - Zanichelli - 1982
  • Gran Sasso - le più belle ascensioni dal 3° al 7° grado - R. Ciato, F. Pennisi, B. Vitale - Edizioni Mediterranee - 1986
  • Gran Sasso - Luca Grazzini - Collana CAI-TCI - 1992
  • Gran Sasso - 105 itinerari scelti - Fabrizio Antonioli, Fabio Lattavo - Vivalda - 2000
  • Il chiodo fisso - Piero Ledda - Edizioni Il Lupo - 2012
  • Gran Sasso - vie classiche, moderne e d'aventura - Alberto Bazzucchi e Igor Brutti - Versante Sud - 2012

Immagini

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